Principi di prescrizione (1)

  • I farmaci antiepilettici (AEDs) non curano l’epilessia ma sono utilizzati per controllare l’attività epilettica con l’obiettivo di rendere il paziente libero da crisi.
  • Gli AEDs dovrebbero essere prescritti a pazienti con crisi di accertata natura epilettica e con una ricorrenza critica documentata (almeno due crisi a distanza > 24 h che non siano di natura sintomatica acuta).
  • Il trattamento può essere  invece intrapreso dopo una singola crisi nel caso i dati clinici e strumentali indichino un elevato rischio di ricorrenza (ad es paziente con semeiologia critica compatibile con lesione strutturale del SNC)
  • La presenza di sole alterazioni all’EEG non costituisce una indicazione alla terapia
  • La scelta del farmaco antiepilettico deve essere soppesata individualmente e dovrebbe tenere conto di fattori quali età, genere, stile di vita, caratteristiche semiologiche delle crisi, profilo EEG, comorbilità e concomitanti terapie
  • Alcuni AEDs hanno un ampio spettro di efficacia mentre altri sono più specifici per particolari tipi di crisi per cui il trattamento dovrebbe tenere in considerazione la semeiologia di crisi e il tipo di epilessia
  • Il trattamento andrebbe iniziato con un farmaco di prima linea in monoterapia titolato gradualmente (“start low and go slow”) per minimizzare il rischio di effetti collaterali e per raggiungere il controllo delle crisi con la minima dose efficace
  • La scelta del farmaco antiepilettico deve tenere conto delle formulazioni disponibili, in particolare in caso di difficoltà di deglutizione
  • L’effetto del farmaco va valutato solo dopo che è trascorso il tempo necessario al raggiungimento di una concentrazione plasmatica stabile (steady state)
  • Non sostituire mai un farmaco prima di essere giunti alle dosi massime tollerabili, indipendentemente dal livello plasmatico raggiunto. Nel caso a tali dosi, non si sia ottenuta la scomparsa delle crisi, sostituire il primo farmaco con un secondo
  • La sostituzione di un farmaco va fatta gradualmente, raggiungendo prima lo steady-state con il secondo, e riducendo poi progressivamente il primo
  • Nel caso i mancato successo terapeutico con il secondo farmaco in monoterapia può essere considerata una politerapia
  • Il razionale della politerapia si basa sulla possibilità di utilzzare farmaci con meccanismi d’azione differenti rispetto al farmaco di prima linea
  • Nel corso di una politerapia deve essere modificata la posologia di un solo farmaco per volta
  • Suddividere la dose giornaliera il meno possibile, tenendo conto della vita media del farmaco prescritto
  • Dopo un periodo variabile senza crisi (un anno per l’epilessia tipo assenza, almeno cinque anni negli altri casi), il paziente può decidere di ridurre, sotto il controllo medico, la terapia. L’incidenza di recidiva è di circa il 10% nei casi di PM a tipo Assenza, di oltre il 50% nelle Epilessie focali e di oltre il 90% nella Epilessia Mioclonica Giovanile. Una accentuazione all’EEG di attività epilettiforme, o una ricomparsa della medesima durante la riduzione, sconsiglia ogni prosecuzione della sospensione terapeutica